I giovani si guardano dentro

“Chiediti se sono felice” è il nuovo sondaggio di Noisiamofuturo®

I risultati verranno discussi con i giovani in un dibattito sulla felicità dei Millennials a Festival dei Giovani®


 

Il campione è quello della community Noisiamofuturo®, giovani tra i 15 ed i 19 anni, impegnati negli ultimi tre anni delle scuole superiori di secondo grado. E’ stato somministrato un sondaggio a 5.000 ragazzi, hanno scelto di rispondere 3.551 di loro. E’ un campione spontaneo, molto “importante” numericamente, che non permette ovviamente come tutti i sondaggi di avere dati pienamente rappresentativi della galassia dei giovani, ma che ci consente di riflettere sul loro approccio alla nostra indagine e sulla qualità delle loro risposte, su ciò che rivelano e sui significati reconditi.

La parte di popolazione di adolescenti che ha deciso di partecipare possiamo immaginare che già sia naturalmente propensa a “guardarsi dentro” e ad interrogarsi sui suoi sentimenti, sui suoi bisogni e su cosa la renda felice o triste. Sappiamo però che esiste un’ulteriore parte di adolescenti che fatica enormemente a maneggiare la propria parte emotiva, a pensare ai propri bisogni, ad esprimerli non agendoli contro di sé o nelle relazioni (bullismo, utilizzo di sostanze e alcol, comportamenti eccessivamente sessualizzati, mondo dei social …questo solo per darne un cenno) e che è la parte che ha cercato di sottrarsi al sondaggio pur essendone stata raggiunta.

Iniziamo a riflettere sulla qualità del campione.

Ha manifestato un maggiore interesse per questo sondaggio il sesso femminile, forse perché si interroga di più sul percepire le proprie emozioni, e ad un livello più riflessivo, meno “agito”.

La scolarità di chi ha risposto è di livello medio-alto, spicca la bassa partecipazione al sondaggio degli alunni di Istituti professionali di avviamento al lavoro.

Quindi: più risposte delle femmine, più adesione da chi ha scelto di frequentare i licei, forse sono questi gli studenti più propensi a “guardarsi dentro” sapendo che in effetti esiste un proprio “mondo interiore” da analizzare.

Cosa è emerso dal sondaggio?

Gli adolescenti si sentono osservati, ascoltati e in definitiva accolti, accettati dagli adulti?

No, il 49,2% afferma che nessuno ha mai chiesto loro se sono felici. Provando ad interpretare questa risposta possiamo dire che oggi è molto difficile guardare le “generazioni in crescita” e, seppur il “mondo adulto” a modo suo ci provi, sembra che non sia sufficiente. Forse non è più adeguato per nessuno il modo in cui – in generale - si ascolta, si accoglie e ci si avvicina all’altro, tantomeno può essere sufficiente per un adolescente. Quest'ultimo necessita di un ascolto empatico, di un confronto costruttivo, e di un modello a cui far riferimento per provare poi ad identificarsi come adulto. Agli adulti -emerge prepotentemente questo dato – suppliscono gli amici. Il 31,3% afferma che sono innanzitutto gli amici a chiedere se sono felici e riconosce a loro un ruolo fondamentale nella propria giornata e nella propria vita.

Cosa utilizzano come strumento di ascolto di sé ed elaborazione di ciò che provano?

La musica, in tutte le sue sfaccettature interpretative, è il miglior compagno di viaggio in adolescenza: per il 47,9% rappresenta un mondo in cui ci si sente liberi, per il 24,2% è un rifugio nei momenti di tristezza, per l’8,8% è comunque un’amica. La musica rappresenta in ogni modo qualcosa a cui non si rinuncerebbe mai, una dimensione emotiva in cui ci si sente pienamente compresi dall’altro, il cantante, che coglie perfettamente stati d’animo apparentemente inaccessibili per gli adulti che li circondano.

Come mentalizzano le proprie emozioni?

Capaci di riconoscere emozioni legate alla tristezza e al dolore per la perdita di una persona cara (27%) e per un abbandono (37,5%), non riconoscono nell’adulto/genitore una presenza capace di aiutarli nell’elaborazione di ciò che stanno provando. Solo il 5,8% parla con i propri genitori di come si sente, il 21,6% si isola e ascolta musica, il 27% sta in silenzio e non parla con nessuno e il 10,4% esce e si sballa, tendenza ad oggi preoccupantemente in crescita anche fra i giovanissimi. Un’emozione più complessa da comprendere e manipolare sembra essere la rabbia. Difficile comprendere cosa fa arrabbiare (ma, forse, è anche difficile sentire, riconoscere la rabbia: Il 7% non sa cosa lo fa arrabbiare, quasi il 3% non si sente mai arrabbiato, tendenze che indicano la difficoltà ad avvicinare questa difficile emozione). In generale fanno arrabbiare le frustrazioni (divieti dei genitori 9,2%) le discriminazioni verso di sé (prepotenza dei compagni 10,1% e l’essere discriminato 10,3%), i maltrattamenti verso gli animali (6,5%) e il sentirsi definire superficiale (15%). Poco gli insuccessi (perdere una gara: solo lo 0,6%)

Ma soprattutto li fanno arrabbiare le persone disoneste (38,3%).

La rabbia è in adolescenza un’emozione sia vitale che distruttiva a seconda di come viene orientata. Occorrono, agli adolescenti così come agli adulti, strumenti per viverla come uno strumento utile ad affrontare una separazione inevitabile, quella genitori/figli, e a non trasformarla in una lacerazione insanabile. Comprendere le cause della loro rabbia significa approfondire la qualità delle loro risposte: la rabbia può anche derivare da una visione idealizzata e talvolta narcisistica della realtà, e ciò che per loro è sbagliato o giusto diventa ciò che li fa (profondamente) arrabbiare o meno.

Il 38,3 % dei ragazzi afferma che è la disonestà che li fa arrabbiare: ma quale, e in che cosa consiste? Su questo punto i ragazzi sembrano confusi, e tendono a dare risposte confuse. Sono radicali, sul punto, così come reagiscono con insofferenza al sentirsi definire “superficiali”.

La paura è vissuta in modo ambiguo, sono quasi spaccate le percentuali fra chi ha paura di ammalarsi e chi no. (41,9 % ha paura di ammalarsi perchè “si parla tantissimo sui giornali di malattie dei giovani”, il 30,9 % invece no perchè “ancora giovane”) Verso la paura sembrano porsi o in ostaggio o in negazione, si potrebbe approfondire tale argomento in quanto la paura, o l’assenza di essa, spinge a fare o non fare, a decidere o a rinunciare, a partire o a restare, a vivere o ad attendere, a salvarsi o a rischiare fino ad arrivare alle modalità più estreme di rischio. La paura, o la non paura legata ad uno spettro di onnipotenza narcisistica, sembra essere perciò una spinta importante nelle scelte in adolescenza.  

Quando e quanto si sentono soli?

Ogni volta che non si sentono voluti in una relazione: non ho nessuno con cui parlare 46,2%, non mi sento accettato in un gruppo 28,6%, nessuno ha fiducia in me 23,7%, e solo l’1,5% “quando nessuno mi mette un like” . Evidentemente in un contesto di maggiore scolarizzazione l’importanza delle relazioni sui social si depotenzia per lasciar posto alle relazioni reali. Difficile da gestire la sensazione della solitudine nel mondo reale che sembra non poter essere sempre accolta dal mondo adulto. Impressiona che gli amici, seppur in questo momento della vita sembrino fondamentali, successivamente quasi spariscano, perché la maggioranza dei giovani interpellati immaginano la loro vita adulta composta, essenzialmente, di famiglia e lavoro. 

Alla domanda infatti su cosa pensano che li renderà felici da adulti la maggior parte risponde immaginando (quindi, auspicando) sé stessi con una famiglia ed un lavoro soddisfacente, mentre gli amici assumono un ruolo residuale.

Per i ragazzi dunque in un futuro ideale non ci sarebbe bisogno di un amico per supportare i momenti di malessere e solitudine. La sensazione di solitudine sembra essere colta di più ( quasi il doppio rispetto ai maschi) nel sesso femminile evidentemente più propenso all’ascolto di sé e dei propri stati d’animo.

Quali sono i loro modelli di riferimento?

I genitori sono e restano il principale punto di riferimento. (42,2%)

I riferimenti fuori dalla famiglia sono in ordine: un cantante, uno scienziato, uno sportivo, i nonni, un/una top model, un youtouber

Rispetto ai genitori, per quanto molti li vedano come modello, sembra difficile per i figli cogliere il loro stato d’animo e il loro grado di benessere e realizzazione oppure i loro momenti di difficoltà. Oltre il 46% del campione dichiara che non sa se i genitori sono felici.

Un’ulteriore riflessione possiamo farla associando i riferimenti affettivi e non strettamente affettivi.

Anche se non fanno strettamente riferimento ai propri famigliari, ricercano fortemente una connotazione affettiva nelle figure di riferimento (genitori, nonni, insegnanti, cantanti 72,1 %).

Per le femmine i maggiori modelli di riferimento sono la madre, un cantante, un professore e uno scienziato. Per i maschi il papà, uno sportivo e la mamma. Mentre per le femmine il genitore di riferimento rimane chiaramente il genitore dello stesso sesso, per i maschi, pur prevalendo il padre come modello, anche la madre rimane presente come riferimento forse per l’indebolimento del ruolo paterno nella famiglia e per il sempre forte rapporto madre-figlio maschio.

Cosa pensano del denaro e del benessere economico?

Tema più complesso e frammentato rispetto al come il denaro può rendere felice, più omogeneo nel pensare che sia utile alla felicità, l’80% dice che il denaro influenza molto o abbastanza la felicità, ma diventa difficile definire in che modo lo faccia nel presente e in che modo possa farlo in futuro. C’è un aspetto un po' idealizzato del denaro, più del 65,% afferma che se avesse soldi a sufficienza farebbe dei viaggi, solo il 15% si comprerebbe una casa. Immaginano anche il denaro come principale causa di possibili difficoltà in famiglia mettendo in secondo piano le relazioni e gli affetti.

Cosa pare renderli più felici?

La musica, gli amici, lo sport, il non sentirsi soli emergono come elementi importanti per rasserenarsi, ma alla domanda “Cosa ti rende felice?” il 51% risponde ritrovarmi con i miei amici. Il 19,6% afferma che si sente felice nell’aiutare gli altri, attività che si riflette anche sulla qualità dell’idea di sé che migliora se si fanno buone azioni. Un dato piuttosto preoccupante che è emerso nel rispondere a questa domanda è la noia che emerge come elemento che blocca la possibilità di sentirsi felici, il 7,5% dice che nulla li rende felici perché li annoia quasi tutto. Davvero tutto è già stato provato e sperimentato, tutto si è già ottenuto, nulla è più desiderabile? Davvero non si riesce a sentire più nulla di vitale?

Quanto sono felici?

Il nostro campione si definisce per il 34,5 % non felice , il 14,3% sufficientemente felice, il 51% felice o piuttosto felice. Il dato interessante è che la parte maschile si percepisce nettamente più felice della parte femminile. Di questo 51% , circa il 32% . In diversi momenti i maschi sembrano aver avuto meno percezione delle loro emozioni. Il 20,4 % dei maschi dice che non piange mai, contro il 4,8% delle femmine, mostrando forse una gestione diversa del proprio mondo interno ed una differente articolazione delle emozioni.

Conclusioni

Impressiona il poter avvicinarci agli adolescenti in questo modo. Loro in realtà ci permettono sempre di avvicinarci: basta volerlo, occorre però porsi in una posizione di ascolto.

Occorre creare strumenti di comprensione, ma a volte è tanto, troppo, difficile per l’adulto di oggi porsi in ascolto avendo egli una posizione ancora molto autocentrata. Forse si tratta di generazioni confuse quelle adulte, che rischiano di crescere generazioni ancora più confuse. Mentre aiutare i propri figli a crescere identificandosi nel proprio sé adulto è qualcosa di molto più complesso ed articolato di quanto oggi si riesca ad immaginare.

Ricordando il libro “La fatica di diventare grandi” di G.P. Charmet, mi viene da pensare al rischio di una gravissima ricaduta della crisi emotiva ed economica dell’adulto di oggi sull’immaginario giovanile. L’idea che il futuro, a cui è difficile pensare, sia stato manomesso e che non esista più alcuna possibilità di amare, di farsi amare e di realizzare creativamente il proprio sé autentico, rischia di prendere il sopravvento. Nella società di oggi che Bauman chiamava società liquida, gli adolescenti scivolano nell’età adulta senza poter esservi accompagnati per mano dai genitori, che evidentemente faticano a mantenere il loro ruolo. L’indebolirsi della gestione, da parte del mondo adulto, di una fase di vita importante, delicatissima, di passaggio quale è l’adolescenza, rischia di condurre ad una frammentazione personale delle nuove generazioni.

Quello che i ragazzi riescono a chiedere è di essere accompagnati da un adulto che sappia essere adulto, sappia guardarlo, vederlo ed ascoltarlo, capacità oggi sempre più rare nel mondo adulto. Il rischio, che un po' già si sta realizzando, è che poi i ragazzi non chiedano più né sentano più un adulto capace di aiutarli a crescere e decidano di fare da soli rischiando di trascurare aspetti importanti come la vita emotiva, i loro sentimenti e la qualità delle loro relazioni.

Già circa il 10% del campione in diversi modi afferma di non riuscire a “sentirsi”: non sa cosa lo rende triste o lo fa arrabbiare, nulla lo rende felice, anzi molto lo annoia, non riesce a piangere e poche cose lo rendono triste, e questo ci indica come il far da soli porti ad allontanarsi dalle proprie emozioni perché serve sempre un adulto per potercisi accostare.

Sarebbe interessante approfondire alcuni aspetti emersi legati alla vita emotiva ed affettiva dei ragazzi e delle loro famiglie. E’ da lì, come ci insegna in un modo divertente anche il film Inside Out, che bisogna passare per una reale crescita, è attraverso una buona alfabetizzazione emotiva che si può accompagnare i propri figli (e, nel caso importantissimo dei docenti di ogni ordine e grado, i propri studenti) ad essere adulti adeguatamente in grado di gestire i propri stati d’animo e le proprie relazioni.

Ci siamo chiesti all’inizio se gli adulti sanno guardare gli adolescenti. Questo sondaggio è un serio tentativo in tal senso. Ci dice sostanzialmente che potrebbe bastare, per iniziare, chiedere loro se sono felici … e ascoltare davvero, con attenzione, per tutto il tempo necessario, le loro risposte.

 

Сачак (Ламперия) http://www.emsien3.com/sachak от ЕМСИЕН-3
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